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La riforma delle pensioni in Italia: nuovi calcoli e criteri per anticipare l’uscita

Pensione

La riforma delle pensioni in Italia: come il nuovo ricalcolo contributivo influisce sugli importi degli assegni e sui tempi di uscita dal lavoro.

La riforma delle pensioni è nuovamente al centro dell’agenda politica in Italia, con un focus particolare sul ricalcolo contributivo. Questa modifica potrebbe segnare un cambiamento significativo per i lavoratori, soprattutto quelli con anzianità mista. Il governo Meloni ha proposto un sistema che estende il calcolo contributivo anche a chi ha iniziato a versare contributi prima del 1996, attualmente esclusi da alcune forme di pensionamento anticipato. Questo approccio mira a bilanciare la flessibilità nel lasciare il lavoro con la sostenibilità economica del sistema pensionistico, ma comporta assegni potenzialmente più bassi.

parola pensione
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Esigenza di un equilibrio tra flessibilità e sostenibilità

Il cuore della riforma riguarda l’estensione del calcolo contributivo ai lavoratori con anzianità mista. Finora, queste persone avevano accesso a parte delle pensioni calcolate con il metodo retributivo, che spesso garantiva importi più elevati. Con il nuovo sistema, l’assegno pensionistico verrà calcolato interamente sui contributi versati e sull’età di uscita dal lavoro. Sebbene questo possa comportare un assegno inferiore, offre una concreta possibilità di anticipare il ritiro dall’attività lavorativa. Per molti, l’assenza di altre opzioni rende questa soluzione l’unica percorribile. L’obiettivo del governo è dunque quello di stabilire un sistema che sia equo e sostenibile nel lungo termine.

Condizioni economiche e criteri di accesso

Le attuali regole permettono a chi ha iniziato a lavorare dopo il 1° gennaio 1996 di andare in pensione a 64 anni, a condizione di avere almeno 20 anni di contributi e un assegno mensile pari a tre volte l’Assegno sociale, che nel 2025 sarà circa 1.615 euro. Le donne con figli possono beneficiare di soglie leggermente inferiori. Con la riforma, queste condizioni si applicheranno anche ai lavoratori “misti”, ma con assegni calcolati solo col metodo contributivo. Un’alternativa alla Quota 103 è la Quota 41 flessibile, che prevede il pensionamento con almeno 41 anni di contributi a partire dai 62 anni. Questo sistema introduce una penalizzazione del 2% per ogni anno di anticipo rispetto ai 67 anni.

Introdurre criteri basati sull’ISEE e le implicazioni future

Un altro aspetto innovativo della riforma è l’uso delle soglie ISEE per modulare le penalizzazioni sugli assegni pensionistici. Le famiglie con un reddito inferiore ai 35.000 euro annui potrebbero essere esentate dalle riduzioni, mentre chi supera questa soglia potrebbe subire una penalizzazione. Questa mossa rappresenta un cambio di paradigma, poiché per la prima volta le condizioni economiche del nucleo familiare influenzeranno i diritti pensionistici. Le modifiche sono ancora in fase di valutazione e il loro impatto sarà reso chiaro con la pubblicazione della prossima Nota di aggiornamento al DEF. Il ricalcolo contributivo introdurrà criteri più selettivi e flessibili, richiedendo a chi si avvicina alla pensione di considerare non solo gli anni di contributi ma anche la propria situazione economica complessiva.

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ultimo aggiornamento: 6 Ottobre 2025 9:44

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